Acufeni: quei fastidiosi fischi che sente solo chi ne soffre

George Catlin è stato uno scrittore, pittore e avvocato americano affetto da ipoacusia progressiva ed acufeni. Scriveva:
“Se dovessi solo adattarmi alla sordità, credo che potrei rimanere seduto, in silenzio per il resto della mia vita ed essere felice delle mie attività quotidiane. Ma questa malattia mi accompagna ad un suono nell’orecchio non diverso da quello di un archetto di violino che striscia su una corda, e non ci sono stati una notte e un giorno senza tale suono. Quello che desidero sentire non lo posso sentire e quello che non voglio sentire sono costretto a sentirlo”.
L’acufene è un disturbo invalidante e debilitante che può colpire indistintamente sia uomini che donne già affetti da deficit uditivi o che siano perfettamente normoacusici. Secondo le stime circa il 10-15% della popolazione mondiale soffre di acufeni più o meno gravi; una percentuale che sale vertiginosamente al 30% se si prende in esame la fascia di età compresa tra i 65 e i 75 anni, arrivando addirittura a soglie del 50% dopo i 75 anni. Si consideri, inoltre, che nei soli Stati Uniti – secondo lo studio condotto dal Better Hearing Institute (BHI) – circa 50 milioni di persone affermano di percepire i fastidiosi ronzii e per 12 milioni il disturbo è così invalidante da interferire con le normali attività quotidiane.

Le cifre però sembrano drasticamente destinate ad aumentare, in particolar modo nei Paesi industrializzati, a causa dell’inquinamento acustico e della durata della vita media che è in costante crescita.
Quanto all’Italia i numeri destano notevole preoccupazione: ben 2,5 milioni di italiani affermano di percepire in maniera più o meno fastidiosa i diversi ronzii. Si tratta, dunque, di un fenomeno frequente con caratteristiche assai diverse e complesse: alcuni soggetti avvertono un suono variabile e genericamente diffuso, altri descrivono l’acufene come un suono pulsante o ad intermittenza. Talvolta possono presentarsi come episodi isolati, sporadici e/o reversibili – ad esempio dopo l’esposizione a forti rumori – in altri casi costituisce un problema costante ed invalidante senza sollievo nemmeno durante il sonno.
Lo specialista con un’attenta e meticolosa diagnosi può inquadrare la possibile causa che può essere associata ad un evento parafisiologico (frequenze oltre 8000 Hz, presbiacusia, inquinamento acustico), ad un danno pregresso ormai stabilizzatosi (trauma acustico o infezione virale) o può essere correlato ad una patologia ancora attiva (Malattia di Meniere e idrope endolinfatico).